domenica 17 gennaio 2010

MAMMA … ODORA… DI SANA PAZZIA



Essere conosciuta dall’altro da me, più che da me stessa.
Emma scoperta… messa a nudo.
L’attrazione… non sono io che attraggo. Sono attratta ma non in qualcosa di scontato, ovvio, stereotipato, ovvero già vissuto, ma perché l’altro ha una Parola, un Nome di me che io posso conoscere solo se “sto” alla comunicazione con l’altro.
“Essere guardata” e ne sono consapevole, nell’atto di “sentirmi guardata” qualcosa esala… qualcosa stilla… da me.

L’essere guardati attiva, sprigiona, una sostanza, un “fluido” un genere di “acqua” trasparente e luminosa, è… eros.
È forse questo il divino? Allora il divino… è vivo! Comunica, da dentro noi stessi, con molto più che le sole parole o le sole… benedizioni. Ovvero, il divino, che sta in noi, siamo noi, si manifesta… in sostanze, alla fine in… carne, psiche, anima… l’uomo, la donna, il bambino, tutti gli esseri dell’universo.

Intravedo qualcosa della condizione creatore-creatura. Come facciamo noi da quaggiù dove ci siamo inabissati, a renderci consapevoli di ciò che siamo nel nostro “essere creatori” di noi stessi e dell’altro (per quella “parte” in cui l’altro è parte della nostra creazione, che, l’altro ha tante altre parti di sé indipendentemente da me, come io, d’altronde).
Avverto “l’appartenenza”, ma con un’accezione nuova. Io, che ho sempre allontanato da me questa condizione.

Questo è l’eros, che è condizione-appartenenza sempre vitale e propositiva tra il creatore e la creatura.
Noi e tutti gli esseri che creiamo, noi e tutti gli esseri da cui siamo creati.
Il “guardare”, il “lasciarsi guardare” crea… l’attrazione.

E l’appartenenza, forse l’unica appartenenza possibile e accettabile, come la condizione madre-figlio, che sa lasciar andare sempre il figlio, altrimenti non si conoscerebbe, lei, la madre, nella sua stessa libertà e autonomia, nella sua grandezza.

L’attrazione genera una sostanza… lo vedete lo stelo d’erba luccicare nel prato alla luce del sole?
Lo vedete il tremore del ramo di ginestra attraversato dal calore giallo che illumina ancor più il suo colore?
Lo vedete lo scoiattolo danzare tra i rami? Per chi danza là tutto solo nel bosco?
Per nessuno, diremmo noi… invece egli fa una meravigliosa danza perché sa - che - sempre - “è guardato”, sempre egli “si lascia guardare” e questo “essere guardato” accende in lui la danza vitale.

Noi… anche quando crediamo di dare qualcosa… sono gli altri che ci stanno regalando più di qualcosa, ci regalano a noi stessi, perché, solo guardandoci, risvegliano in noi la forza vitale.

Ritrovo, al bivio di questo mio dire, gli archetipi… alef, bet… L’unità, il Tutto e in bet, la capienza. Bet accoglie tutto alef. A questo punto noi non esisteremmo… ma, in ghimel, terzo archetipo, tutto si mette in movimento…

In tanti modi hanno chiamato questa triade: Iside, Osiride, Horus… Brahman, Vishnu, Shiva… il Padre, il Verbo, lo Spirito… preferisco andare oltre ogni deificazione… stare alle “funzioni” alla realtà nuda e cruda, la sola, sempre vera.
Ghimel è… “guardare”, mette in comunicazione le nostre due dimensioni dell’essere Tutto ed essere sempre pronti ad accogliere il Tutto in ogni sua nuova manifestazione…, ghimel… infatti.
Da dalet, quarto archetipo (solidità) in poi, la vita e l’amore prendono infinite forme ed espressioni.

Emma

18 aprile 2009

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