domenica 17 gennaio 2010

SIRIO… PULSA



Voglio parlare del passato che è… oggi.
Il passato è semplicemente ciò che stiamo vivendo nella vibrazione accanto.
Nel nostro quotidiano già abbiano aperto un’altra pagina delle innumerevoli di questo libro che siamo. Un altro spazio-tempo-vibrazione. Così so che s’è risvegliata un’altra vibrazione, ovvero è sempre stata accesa solo che ora è più in luce.
So anche che questo campo vibrazionale s’è aperto ora perché… ha un suo perché e io scrivo da questa onda di creatività, intuizione che è anche cronaca.
So anche che questa vibrazione è bella e accattivante, e che, finito di far scaturire dagli antri della mia psiche e della mia anima quanto qui stava criptato, connesso a quest’onda, si metterà in fila, come tutte le altre, perché so che altro avrò da vivere e da dire poi.
La vita mi piace così, sempre nuova.
Anche sempre molto concreta. Perché, e solo perché mi vivo il qui e ora senza remore e paletti, poi riesco a toccare e comunicare questa dimensione “sostanziale”, “creante” della Parola.
Questo è il canale in cui mi sento inserita, altri perché sarebbero solo contorcimenti mentali.
Quindi da questa vibrazione che mi fa stare in questo campo col pensiero, con l’attrazione e l’emozione, dico che “siamo ora” il passato e più ci inoltriamo in questo passato che siamo, più creiamo futuro e più potenziamo la disponibilità a farlo accadere al massimo. Che significa semplicemente: accogliere, accettare, lasciar fare a ciò che ci viene incontro, o ci casca sulla testa, senza voler interferire. Più riesco a lasciar accadere gli eventi, più permetto al nuovo di “precipitare” nell’oggi.
Nel quotidiano parlo e mi oriento sapendo di essere … dove di fatto voglio stare.
Gli eventi si susseguono più velocemente e si allineano con più facilità ai miei progetti.
Però bisogna dire che la mia Terra di mezzo è molto più precisa e attiva.
Meglio, la Terra di mezzo, è sempre stata presente e funzionante e… non è mia.
Essa è questo spazio tra la psiche e l’anima ed è di Tutti.
Ovvero è un campo, una dimensione cosmica… del corpo e dell’anima, che sta in ciascuno di noi e che tutti insieme partecipiamo. Sta nella pianta, nell’animale, nella stella, nella particella, nella roccia, nell’acqua… insomma in ogni realtà esistente ed è propriamente quel luogo dove stanno gli arché.
I principi primi, quelli che già Platone ed Aristotele chimavano “i mattoni dell’universo”.
Detto più semplicemente, noi sempre accediamo a questo livello e da qui creiamo la nostra realtà.
Solo che, non sapendolo, la viviamo poco e al contrario.
Siamo abituati a prendere la realtà esterna per vera e ci mettiamo ad interagire, a confliggere, a volerla modificare.
Invece la realtà esterna è solo lo specchio, l’indizio, il segnale per dirci: “Ascolta, guarda dentro di te in… corrispondenza, in… correlazione con ciò che senti e vedi fuori”.
Ciò che conta, che vale, che è “sostanza” è dentro te, che il fuori è illusione.
Anche quando, finalmente, cogliamo la verità e la pregnanza di questa affermazione, di questo campo, ce ne vuole perché ci assestiamo e agiamo definitivamente da questo.
Ma accade.
A volte, senza volerlo, interferisco con l’accadere degli eventi. Questo accade quando ci penso.
Qualsiasi gesto faccia, qualsiasi parola dica, va bene. È ciò che in questo momento va “fatto” per fare il passo, il tassello di concretezza che sta creando il mio oggi.
E va bene e, se io non ci metto il mentale, ossia l’ossessione di cercare la conferma, la spiegazione, il giudizio, l’omologazione su ciò che ho detto o fatto, l’evento è vissuto, lascia la sua energia e se ne va e mi fa fare il passo avanti.
Avanti avanti, senza guardare indietro.
Come fa l’aereo, come fa l’aquila, la rondine, l’anatra, il cigno, tutti i volatili? Guardano solo avanti, spingono le ali in avanti, mica stanno là guardare se il battito d’ali appena fatto va bene o no. Che succederebbe?
Invece noi... un battito avanti e uno in caduta... o indietro.
Sì, ma questo si sa e non sto qui a dire quanti livelli di coscienza e di agire ha questo applicare il mentale all’essere.
Ecco, questo però è un punto su cui guardare, perché diamo per scontato che certi livelli dell’agire non si toccano, non si scostano né si cambiano.
E così ci fermiamo a certe altezze, a certi voli e non ci libriamo oltre, e rifacciamo sempre gli stessi giri. Insomma, anche qui Jonathan Livingston ne sa e ne fa più di me.
Ecco, è sui livelli di realtà, sulla qualità dell’esistenza che ci sarebbe da guardare. E non dico ci sarebbe da dire… che ascoltare, osservare, guardare, cogliere le dinamiche e il senso… basta.

Vedo i luoghi e le dinamiche del pensare… ed è su essi che intendo indagare maggiormente perché , il fatto che vorremmo vivere una determinata esperienza ma ancora non la gustiamo, sta nel fatto che ancora agiamo con il pensiero e l’energia con scarsa esperienza su come i vari campi del pensare, funzionano.
Alla base c’è, questo è sicuro, l’atteggiamento dell’accoglienza ed accettazione di ciò che ci accade, è il primo amore per noi stessi.
Fondamentale.
Sull’amore per noi stessi, per l’altro e gli altri, sull’amore in sé, ho già detto, qui voglio soffermarmi sul… pensiero creante e le sue dinamiche.
Per ora intravedo tre campi, o tre fasce o tre territori.
Che sono corrispondenti ai livelli di realtà. In effetti i livelli di realtà sono tanti, questi sono i fondamentali.
La realtà dentro di noi
La realtà fuori di noi.
La realtà del pensiero creante…

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