domenica 17 gennaio 2010

SORGO-FEMMINA E GLI ARCHÉ



“Esistono tuttavia certi geroglifici…”.

So che tutto è realtà e tutto è metafora.
So anche che tutto quello che rincorriamo definito come: l’altra parte di sé, l’anima gemella… e qualsiasi altro ente cui aspiriamo fuori di noi sta… in noi.
Oh, quanti giochi, quanti equivoci, quanti fraintendimenti! Assurdi paradossi e contrari! Perché la realtà ci prende, ci attira e… sentiamo.
Il sentire avvince, si crea il campo di connessione, gli esperti lo chiamano campo morfogenetico…
Lui e io… un sentire, un incanto. Tutto che si muove e si rimescola…
Qui è il gioco: “fare come se” entrarci fino in fondo e tirasi sempre fuori.
(che linguaggio!)
Quando entri energeticamente, sostanzialmente in questo “osservare”, “guardare” le cose le persone e gli eventi, il linguaggio, naturalmente si fa erotico, e bisogna saper andare al di là, all’inverso, a ciò che il linguaggio conduce ma è oltre…
Il linguaggio si fa “ordinario” nel senso di semplice, puro. Si può dire tutto, viene naturale dire di tutto e ironizzare. L’ironia dice un livello di realtà, per arrivare alla leggerezza ed ironia bisogna lasciar andare i giudizi, gli schemi e stereotipi.
Il linguaggio erotico riesce a condurre il senso delle cose nella sua valenza più forte e aderente a ciò che una cosa o un evento è.
Quando sei all’ironia e al linguaggio erotico sei… libero.
Puoi stare dove sei, tutto va bene, tu sei tu e i fatti, i sistemi, le norme, le regole, l’organizzazione del tempo e spazio all’esterno non ti tocca più.
Non hai bisogno di spiegare, né di avere compagni di viaggio. Tanto sai che, ciò che ti serve, ciò che fa parte di te, nel qui e ora, in questo pezzo di viaggio, lo hai.
Finiscono i rituali, le carriere, il bisogno di manipolare e di darsi senso e ragioni.
Finiscono gli scrupoli, i sensi di colpa, il dover essere.
Sorgo-femmina… che nome! Ancora non l’ho capito. Per noi il sorgo è un seme, è un alimento per gli animali.
Che c’entra con le anime femminili degli esseri?
Ma sicuramente, gente intelligente come i dogon chiama così una stella sapendo quello che dice.
Se serve lo saprò.

Trovo l’origine delle lettere ebraiche nei geroglifici: Reu Nu Pert Em Hru.. non sto dicendo niente di nuovo e lo dico da quel poco che so.
Non è questo che m’interessa. M’interessa solo risvegliare queste lettere potenzialità… pronunciandole.
Attivarle, dare loro il respiro… dare loro vita, e… solo io posso farlo.
Ovvero solo ciascuno di noi.
Oh, non intendo solo noi umani, intendo tutti noi che respiriamo. Tutti noi che siamo mantici, canali, trombe, clarini, pompe… del cielo. Dell’aria e del suo “fuoco”.
L’aria… l’altra parte della Terra che sta appena la Terra finisce, è fuoco di energia.
È sostanza. È suono, vortice, voce, alito, senso e vento cosmico.
Che sto dicendo! Ringrazio tutti i miei catalizzatori che mi hanno permesso di fare questa scuola di… dire le cose senza barriere, senza paletti. Fare ciò che tira di fare, senza resistere né trattenere.
Grazie a loro, alla loro pazienza e comprensione, riesco oggi a tirare fuori questo.
E sono sempre più convinta che ciascuno di noi può manifestare il meglio di sé, per quanto originale e strano possa essere. Quando ci si inoltra in questo aprire se stessi, ci si rende conto che… niente di meno si potrebbe pensare, dire e agire se non il livello che di sta vivendo.
E l’autostima cresce.
Stanno nascendo delle altre e vaste connessioni tra tutti noi che ci lanciamo in questo dire e fare… senza paletti.
Sorgo-femmina… un ventre, un otre aperto al vento. Una zampogna di suoni.
“Esistono tuttavia certi geroglifici, riferiti specificamente a questioni spirituali o transpersonali, che sono indispensabili, io credo, per comprendere la religione egiziana e gli individui che trasmisero originariamente quelle concezioni. Per gli antichi egizi, l’economia spirituale costituiva un complesso dove entravano svariati “veicoli” considerati essenziali per il raggiungimento dei piani sottili e che possiamo così enumerare.
Il Sahu, o corpo spirituale, intimamente astratto
Il Khu, o spirito, la magica essenza
La Ba, o anima, probabilmente il corpo etereo
Il Ka o doppio, il corpo astrale
Il Sekhem o “potere”
L’Ab, sede dei sentimenti
Il Khaibit, o l’ombra, ovvero l’inconscio
Il Ren, o nomre, il suono personale
Il Khat, o corpo fisico, il corpo deperibile.
Questi concetti possono essere equiparati a classificazioni con generi di tradizioni arcane e sistemi di psicologia transpersonale che si riferiscono a livelli di coscienza o a frequenze progressivamente accelerate, come i corpi Eterei, Astrali-Mentali, causali, e Spirituali; Atma, Buddha, Manas, Kama, Prana e Rupa; e via continuando con cataloghi di consimili nomenclature.
Insisto col dire che qui non si fa… cultura, si vuole solo “chiamare”, far risuonare, ridare la funzione energetica a tutte queste lettere, che, dal passato, ci raggiungono nel nostro oggi.
È la strada per diventare i creatori della nostra realtà.
Il dio della Creazione per gli egizi si chiama KHEPEHR … K Fè Res
Ora, stamattina mi sembra di percepire questo spazio-tempo.. a metà, la terra tra denrfo e fuori. Questo paszio soltile, lungo, breve, vasto e sottuikle, dpende dal momento e daciò che sta diventando concretezza.
Noi a volte ci diciamo l’un l’atro: “Ti gurdo… ti sento… ti osservo... ti desidero… ti penso”.. e agiamo o riteniamo di agire questi atteggiamenti con l’altro da noi stessi, fuori di noi. Riteniamo che, se non abbiamo un referente all’esterno, queste dinamiche non le possiamo vivere e possiamo sentirci soli, o non cercati, non apprezzati… insomma mettiamo su una serie di inutili e vuoti percorsi mentali.
Queste dinamiche che pensiamo di agire con l’altro o che riteniamo o desideriamo che l’altro agisca con noi, hanno il loro giusto e “funzionale” valore... all’interno di noi stessi.
Per farla breve e tentare di metterci subito nella centratura di quanto stiamo qui indagando, quando dico: “Ti guardo” significa… “mi sto guardando e - guardando me - in me - trovo una parte che corrisponde a te”.
“Ti osservo”, che è diverso dal “guardo”… significa: “mi sto osservando e - osservando me - in me - trovo una parte che corrisponde a te”.
“Ti sento…”. “Ti desidero”…
Proviamo a dire così, a pronunciare per noi stessi tutto questo processo così come l’ho descritto e ascoltiamo…
Sentiremo che l’attrazione pian piano si sposta dal fuori al dentro noi.
Cominciamo a sentire che “ci siamo”, ci siamo per noi… cominciamo a avvertire la curiosità, la spinta, l’attrazione per ciò che siamo e ci viene il gusto di saperne di più, su noi stessi, a questo punto. E l’altro? L’altro che ci ha permesso di attivare questa dinamica? Di renderci conto di come veramente stanno le cose?
Lui, lei, è là, dove vuole essere e, per conto suo, sta facendo lo stesso percorso.
Un po’ di giorni così, con questa prima attenzione e sollecitazione a ri-condurre dentro noi ciò che vorremmo agire fuori e, ecco, avvertiamo un guizzo dentro, una leggerezza, una gioia sottile che si sveglia, ci anticipa, si rende presente e sempre più ci sposta dalla nostra apatia, dal nostro torpore verso la gioia e la vitalità.
Cosa è successo?
È la Sorgente, la Fonte in noi che si sta attivando.
A questo punto, non so perché, nella mia mente sui presentano gli arché. Anzi un po’ forse lo so, perché sto andando in parti di noi che erano criptate, sto andando in quella Terra di mezzo in cui gli arché, i principi primi fluttuano liberi e puri, sganciati da qualsiasi forma di pensiero e di emozione, di vibrazione, di energia, in cui essi si danno.
Si presentano i cartigli con i nomi delle divinità egiziane, i cinque neter epagomeni: Osiride, Iside, Horus, Nephtys, Set e altre divinità minori.
Oramai sappiamo che gli dei altro non sono che le parti di noi stessi, le nostre funzioni. Ed è così che vanno ricontattare, non solo quelle egiziane, bensì gli dei, i…i “Dio” di ogni religione. Vanno fatti scendere dal piedistallo, così come noi a questo punto ci de-potestiamo dal nostro piedistallo, e, gli dei, vanno presi per quello che sono: funzioni delle nostra psiche. Questo vale per gli dei e vale per noi stessi, ma tutto vien naturale e viene da sé appena ci si rende conto che… Dio e io… sono correlativi e hanno la stessa dimensione e funzione. Solo va ri-condotto dentro ciò che insistiamo a voler guardare da fuori.
Perché, perché contattarli da dentro, sapere che siamo noi… significa assumersi tutta la responsabilità di ciò che si è e di ciò che si sta creando.
Gli dei non vanno concepiti come “identità”, “enti” (noi li pensiamo così finché noi stessi stiamo nell’io) gli dei vanno intesi, colti nella dimensione del loro essere “funzione” “dinamica” e come tali vanno usati. E loro questo vogliono. Meglio detto: le nostre strutture intellettive solo questo aspettano, che le mettiamo in funzione al massimo.
Ma per fare questo bisogna esserci assisi sul nostro trono, ovvero essere arrivati all’autonomia, alla libertà e unità interiori.
A questo punto sono loro ad essere usati da noi, non noi da loro. Perché qui l’unico Re è... il cuore dell’uomo.
Chi scende, o facciamo scendere dal piedistallo, altro non è che il nostro io. È una faccenda vecchia che già ho sviluppato in tanti modi, ma è così.
E dico: quando in una interazione si entra in distonia, quando qualcosa fa sì che non ci si capisce più nonostante le buone intenzioni, quando ci si allontana, alla base c’è l’io. Due IO non possono interagire, perché l’Io funziona col pensiero tautologico “io e solo io e prosegue con il pensiero dicotomico: “o io o tu” che conduce alla separazione: “io, e tu soccombi”.
Ma chi soccombe, l’altro io?
Sì, nel gioco degli Io resta in campo un solo io, non c’è alternativa è proprio il tipo di pensiero che è fatto così.
Ma nel gioco delle perone, che sono molto più del loro io, l’interazione prosegue, checché non sembri, si allarga e si colloca in altri livelli di comunicazione e di realtà.
Sempre Tutti Uno siamo.
Torniamo ai Keter agli dei egiziani e a questi direi che vanno accosti i… 72 nomi di Dio della tradizione ebraica. Sia quelli egiziani che quelli ebraici stanno a dire… “dei”... ovvero… aspetti, della personalità umana. Dinamiche, modi di essere e di fare, situazioni dell’uomo.
Tutto ri-condurre dentro noi stessi e tutto si attiva e funziona in noi.

… continua…


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