domenica 17 gennaio 2010

TERRA DI MEZZO (da Coscienza Cosmica)


Ogni luogo ha la sua “aria”
e improvvisamente il mare m’immerge in memorie e sentire… sospesi.

Sono appena a Villa San Giovanni e già questo stare dentro me mi prende. Lo sguardo vira su una nebbia, una bruma. Sotto i dirupi, poi colline e spazi aperti.
Sento che questa è una specie di "terra di mezzo" che sta in me, è il vuoto che sta tra me e tutte le cose e le persone del mondo. È uno spazio sereno e libero che pian piano s'è aperto in me dato che, crescendo, sono riuscita a fare il distacco dalle persone anche da quelle che amo e ho amato.

Questo spazio è lo spazio della mia anima, grande e sempre nuovo, qui non sono sola, questo spazio mi parla e da esso emergono cose sempre nuove.
La lettura della realtà si fa da fuori a dentro. Solo quando si decide che ciò che abbiamo davanti, fuori di noi, è il risultato del nostro pensiero e sentimento, cominciamo a comprendere il nostro pensiero, a vedere gli schemi. Solo da questo punto di contatto indissolubile tra pensiero e fatto, che nell’oggi viviamo come fatto-pensiero, possiamo renderci conto che siamo i creatori della nostra realtà.

Compreso questo possiamo iniziare ad evolvere la nostra realtà.

Noi creiamo il buio e le tenebre, la materia oscura dell’universo.
Cosa sono. Sono i pezzi di storia risucchiati e rinviati oltre la memoria. Sigillati, in uno spazio-tempo e criptati da un codice, una password.

Cos’è il codice o password?
È l’emozione di quel momento.
Nel momento in cui un evento-emozione viene sperimentato come sofferenza o come “troppo forte” rispetto alle mie attuali capacità di accoglierlo e viverlo oltre che elaborarlo in un qualcosa-qualcuno. Una parte di me agente (una mia parte chiamata angelo? ) mi salvaguarda, mi protegge dall’esperienza rimuovendola e la trasferisce oltre il velo-barriera del conoscibile, del razionale, nell’inconscio.
Lo deposita là e lo cripta.

Ecco la memoria profonda. Quell’esperienza criptata contiene un pezzo di me (altrimenti l’evento non avrebbe scatenato la reazione) e la tiene là fino al momento in cui io sarò in grado di fronteggiare quell’emozione.
Una parte di me andrà a cercare l’occasione per ricontattare l’evento-emozione criptati.
E il quotidiano si apre a incontri, eventi che sono connessi all’oltre, a ciò che sta ed è fuori dal tempo-spazio, oltre questa mia vita e questa storia.

Che cosa ri-contatta l’evento e lo può aprire?
Quale il centro d’ascolto, di ri-cezione?
L’emozione, questa dinamica energetica che funziona come un enzima e come l’enzima ha delle chiavi-codici che fanno da mediatori tra il mio oggi e ciò che incontro e l’esperienza criptata nel profondo.

Osserviamo le parole e le lettere: emozione – enzima
notiamo le lettere o archetipi in comune: e – m – z – n – i.
Potremo analizzare gli archetipi coinvolti, ma per questo rinvio a Archetipi e formazione.
Permessa, l’emozione, lasciata scorrere ed agire, funziona come l’enzima, aggancia e riporta in superficie, al di qua del velo, l’evento del passato connesso con l’oggi… e mi ri-conosco.
Lo sento, mi prende, m’avvolge, mi porta, si scioglie e, ecco colgo la forza… è una col pensiero lontano che ha fissato la forza, ne ha fatto un nodo, un ganglio criptato. Ecco, colto lo schema, mentre l’energia continua a scorrere, è sciolto.

La materia oscura, l’abisso, la zona d’ombra che tanto temiamo di noi stessi, dell’umanità, della creazione è questo.
Anche ciò che definiamo “Satan” è questo , è una grandissima funzione.
Ma finché lo reprimiamo, lo confliggiamo, lo ostacoliamo esso resta una forza che crediamo estranea e nemica.
Altro non è che una parte di noi stessi che vuole emergere e donarsi a noi in tutte le sue ricchezze.

Ecco perché l’età dell’oro è stata ed è sempre presente, è nell’oggi che abbiamo sempre vissuto. È capace di essere luce e ombra, bene e male, conosciuto e non-conosciuto, angelo e demone e, accettato di noi stessi, serenamente, ci fa espandere.

Lasciamola essere e lei diventa l’energia debole… più forte…
È possibile, basta che nel momento in cui vorremmo porci davanti all’emozione scomoda, “serpente che sale”, vorremmo bloccare…
basta dire… ma in fondo, che m’importa… lasciamola andare.

Emma

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